STONA: il nuovo disco, d’autori raffinati e di visioni potenti
Come dire che non ci si fa mancare niente. Una bella penna, una sensibilità che spesso oggi manca, visioni contadine che oggi diventano futuristiche e digitali ma con un forte appiglio al mondo classico, quasi fosse un rispetto e una celebrazione. STONA esce con questo bellissimo disco dal titolo “Storia di un equilibrista” in cui troviamo la produzione artistica del capobanda Guido Guglielminetti (di cui non serve fare presentazioni). E se il pregiudizio ci porta ad immaginare un lavoro classico appunto, di forma e di sapore, allora faremmo un gran bell’errore di superficialità. Apertura a suoni che non sono per niente scontati e non sanno neanche di presunzione e avide di possibilità, linee eleganti ed arrangiamenti efficaci che solleticano quel gusto “popolare” che un poco rimandano a Daniele Silvestri e un altro poco cercano la personalità in tutto e per tutto. Un disco di vita, in cui STONA narra l’uomo che è e l’uomo che è stato, tra amori e “naufragi”, tra la pigrizia dei suoi coetanei e la voglia di tornare indietro se solo si potesse. Ad uscire dal trend di questi 10 inediti ci pensa la vera perla classica di tutto il disco – questa volta classica per davvero: “Santa pazienza”, ed è momento alto, pregiato, elegante. Confessione di cantautore.
Chi sono per te gli equilibristi? I cattivi del potere che devono attivarsi per rubare i poveri, o i poveri che devono salvarsi dal potere costituito (male)?
Sono un po’ più per la seconda categoria.. siamo credo tutti noi quelli che ogni giorno ci troviamo in equilibrio precario a cercare di far quadrare le nostre vite… ognuno coi propri pensieri, ansie e pesi da portare.
Mi è molto piaciuta l’allegoria del naufragio e del viaggio in mare per parlare di questa vita quotidiana. Almeno io ho voluto leggerla così…
Si esatto, “L’agio del naufragio” è un brano che cerca in maniera molto ironica di mandare un messaggio positivo… quando anche tutto sta per naufragare se si riesce a trovare la “scialuppa” giusta con le persone giuste a bordo possiamo sempre metterci in salvo e ricominciare a remare verso un porto sicuro.
L’amore… quanto sta tornando protagonista l’amore per l’ispirazione di un cantautore?
Beh credo sia sempre li dietro l’angolo pronto a tirarci fuori idee su idee.. è il motore della nostra vita e sarà così sempre… il compito, chiamiamolo così, di un cantautore è forse quello di non svalutarlo troppo e di provare a cantarlo in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Una domanda pungente: da un professionista alto come Guglielminetti ma ampiamente fedele ad una linea classica della canzone d’autore, come avete trasgredito al cliché di una certa forma classica della canzone? E parlo anche e soprattutto di suoni…
Sicuramente per me è stata una sfida notevole… bisogna avere molta passione in quello che si fa e lavorare con un Maestro come Guglielminetti è stato motivante sia artisticamente che umanamente; ci siamo sicuramente studiati a vicenda e lo scambio di idee e’ stato davvero “nutriente”; la cosa che mi ha dato più soddisfazione è stata il suo essere “aperto” alle mie idee e alle sonorità che avevo in mente, così come io sono stato assolutamente pronto a condividere le sue idee e i suoi gusti!
Nel disco anche musicisti importanti. Tra i tanti che andrebbero citati salta all’occhio Elio Rivagli alla batteria…
Si una gran bella esperienza.. siamo stati a registrare nel suo studio di casa.. (c’era anche Carlo Gaudiello al pianoforte, un musicista straordinario, non per niente in tour adesso con Francesco De Gregori) e abbiamo lavorato molto bene insieme… persone semplici, di cuore ma sopratutto grandissimi musicisti.